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giovedì 25 aprile 2024
 

OPERAZIONE SASSALBO (3/4-NOV-2001)


Sassalbo è un piccolo paesino di circa 250 anime che si trova in provincia di Massa. Situato a circa 860 metri di altitudine, sorge proprio sotto i monti che individuano i confini tra la Toscana e la Liguria.
Questo paesino sperduto tra le montagne viene alla ribalta nel mese di Giugno scorso, quando una notizia rimbalza su tutti i mass media nazionali: un oggetto volante non identificato (UFO) è stato visto da moltissimi abitanti del paese.
Si tratta di un oggetto sigariforme che avrebbe stazionato nel cielo per un intero pomeriggio fino alla mattina del giorno successivo.
L'eccezionalità degli eventi aumenta nel momento in cui, a partire da quel fatidico pomeriggio del 15 Giugno, molte persone si dichiarano testimoni dell'avvistamento di sfere luminose che compaiono all'improvviso, attraversano la vallata e scompaiono misteriosamente così come sono arrivate.
Studiosi e curiosi prendono d'assalto la località e, oltre ad essere confermate le visioni delle grosse sfere luminose, emerge la presenza di una terza tipologia di fenomeni: spesso sono visibili luci più piccole e deboli che si materializzano per poche frazioni di secondi. Quest' ultimo fenomeno è di durata così infinitesimale che spesso la sua reale consistenza è catturata solo dalla pellicola sensibile di una buona macchina fotografica.

Dunque, siamo di fronte a tre distinti fenomeni apparentemente inspiegabili e che non sappiamo se o quanto collegati tra di loro: il primo è l'oggetto tubulare visto in pieno giorno da una buona parte degli abitanti del posto nei giorni 15 e 16 Giugno, il secondo sono le grosse sfere luminose che si alzano nel cielo e che sorvolano l'intera vallata, il terzo costituito da luci più piccole e di durata molto breve.

Sabato 3 Novembre la sezione CISU di Viterbo parte per Sassalbo con l'intenzione di monitorare l'intera zona mediante strumentazione di vario genere e per raccogliere quante più testimonianze possibili.
Il programma è esattamente il seguente: i componenti della sezione viterbese arriveranno in loco prima che faccia buio, con l'ausilio di Marco Peruzzi (colui che cura lo spazio ufologico sul portale di Supereva) arriveranno nel luogo considerato più adatto all'osservazione, dove allestiranno il Campo Base e predisporranno l'intera strumentazione in loro possesso.
Realizzeranno un monitoraggio dell'intera zona circostante ininterrottamente dalle 18 alle 24 circa.
Passata la notte in un albergo del posto, nella giornata di domenica raccoglieranno quante più testimonianze e informazioni possibili, faranno fotografie, riprese filmate e rilevamenti strumentali dei vari posti scenari degli avvistamenti.

La sezione CISU di Viterbo che parte per Sassalbo è composta da Bovo Andrea, De Amicis Cristiano e Garberoli Mauro.
I tre arrivano a Sassalbo alle ore 17.30, è ancora giorno. La giornata è bella e il cielo è sereno. Unico neo c'è un forte vento che rende la temperatura molto bassa… insomma fa davvero molto freddo.
Marco Peruzzi, che ha seguito lo sviluppo dell'intera vicenda di Sassalbo, ci conduce laddove viene allestito il Campo Base. Si tratta di una cava di gesso e quarzo ubicata a meno di un chilometro appena fuori il paese.
Il gruppo si trova dentro una sorta di gola circondata dai monti. Il campo base Il Campo viene montato in circa 25 minuti e il monitoraggio strumentale inizia alle 18.06, quando ormai è già notte.
Il posto è immerso totalmente nell'oscurità: c'è totale assenza di luce.
La Luna, infatti, ancora deve sorgere e le luci del paese sono lontane e deboli e non influiscono in alcun modo.
L'unico "riferimento" luminoso è dato dai lumini rossi del cimitero di Sassalbo che si trova a diverse centinaia di metri, tra il paese ed il Campo Base.



La strumentazione in possesso del gruppo è piuttosto sostanziosa:

  • Due contatori geyger: il primo è un modello RR66, prodotto nella ex Germania dell'Est, ha la sonda estensibile e l'indicatore di tipo v-meter; il secondo proviene dall'ex URSS, è munito di display digitale ed è poco più grande di un cellulare.
  • Un rilevatore e misuratore di campi elettromagnetici: modello TriField Meter con un range compreso tra 0 e 100 milligauss.
  • Un frequenzimetro: un multibanda ricetrasmettitore in AM - FM - UHF - VHF con circa 3600 canali complessivi.
  • Tre macchine fotografiche: una NIKON F70 con tele da 28-105mm regolata sul programma di scatto "notturno" con pose da 5" ca e dotata di pellicola 400 ASA; una NIKON EM con tele da 28-80mm e "flessibile" per le esposizioni lunghe (alcuni minuti) anch'essa dotata di pellicola 400 ASA; una Minolta AF-Big Finder con pellicola 100 ASA per le normali fotografie diurne.

  • Una telecamera HITACHI S7200E Super VHS.
  • Un registratore audio quasi continuamente in funzione durante il monitoraggio ambientale.

A questo kit va aggiunta una serie di altri strumenti di supporto come bussola, binocolo, torce luminose di varia potenza ecc.
Appena messa in funzione la strumentazione sopra citata, il gruppo realizza il primo monitoraggio ambientale: i contatori geyger si posizionano su valori compresi tra 16 e 19 mR/h, ossia valori molto più bassi rispetto a Viterbo.
Il TriField Meter mostra una quasi totale assenza di attività elettromagnetiche, confermata anche dallo scarsissimo campo di cui dispongono i cellulari dei componenti del gruppo.
Il frequenzimetro scagliona tutta la banda a sua disposizione in cerca di segnali anomali.
Nel frattempo Andrea ha finito di posizionare le due Nikon e comincia a scattare le prime foto a breve (pochi secondi) e lunga esposizione (da 5 fino a 15 minuti). Le due macchine fotografiche sono puntate in direzione della parete del monte antistante ricco di gesso e quarzo e distante circa 200-300 metri dal Campo Base.

Intanto Marco Peruzzi fa un dettagliato riassunto dell'intera vicenda parlando sommariamente dell'avvistamento diurno del 15 e 16 di Giugno e soffermandosi invece molto a lungo sulle grosse sfere luminose.
Racconta di averne vista una anche lui nel mese di agosto. Era in compagnia di diversi altri "colleghi", era ormai notte e improvvisamente una sfera si alzò dal monte antistante per sfrecciare poco dopo lungo la vallata e scomparire dietro un altro monte.
Ma ci sono anche tante altre persone ad aver visto di queste luci. Tra queste c'è anche Gianluca Furno, proprietario dell'albergo dove il gruppo del CISU passerà la notte.
Marco Peruzzi poi parla delle luci più piccole che, secondo lui, si vedrebbero praticamente sempre, basta farci l'occhio. Infatti, dice di vederne molte anche in quel momento, mentre sta parlando ai ragazzi del CISU.
Queste luci non sono vistose e dunque non è facile vederle fin tanto che non le si impara a riconoscere. Lui stesso dice che le prime volte aveva solo l'impressione di vedere come dei leggeri bagliori, ma questi comparivano e poi sparivano tanto rapidamente che gli rimaneva il dubbio che si trattasse solo di una sensazione e nulla più.
Le cose poi sono cambiate quando, sviluppando le prime foto, ha ritrovato queste luci impresse sulla pellicola. Da allora ha cominciato a riconoscerle. Così mentre Marco continua a dire di vedere queste luci, i componenti del CISU continuano a storcere la bocca di fronte quell'oscurità impenetrabile. In realtà di tanto in tanto Cristiano e soprattutto Mauro hanno l'impressione di scorgere qualcosa sul costone del monte, ma si tratta solo di impressioni isolate e impossibili da confermare.
Anche una lunga osservazione fatta da Andrea col binocolo puntato verso la parete (nella speranza che le piccole luci possano essere distinte meglio grazie all'ingrandimento) ha esito negativo.
Marco racconta che gli abitanti di Sassalbo in realtà hanno a che fare da sempre con queste "lucette" , tanto che le leggende del posto parlano di "spiriti dei morti" che vivono su quel monte.

Il gruppo continua a monitorare visivamente e strumentalmente l'intera zona, ma nulla sembra presentare anomalie.
L'osservazione notturna Alle 20 circa Marco lascia il gruppo e saluta i ragazzi del CISU.
Intanto alle 20.15 la Luna sorge imperiosamente da dietro un monte, è quasi completamente piena e fa una gran luce che rende la zona nuovamente visibile ad occhio nudo, senza il bisogno delle torce. La luce lunare disturba sicuramente l'osservazione e ora Andrea si adopera a realizzare una sequenza di foto con questa maggiore intensità luminosa.
Intorno alle 21.20 la temperatura sembra alzarsi un po', probabilmente a seguito della minore intensità assunta dal vento.
Ora la Luna è alta nel cielo e sembra un faro capace di proiettare distintamente ombre e forme.

Gli strumenti non mostrano alcun tipo di variazione e la zona circostante sembra immersa in una pace totale.
Alle 21.44 Cristiano, voltandosi verso il sentiero attraverso il quale si accede alla cava, vede distintamente una luce fissa stagliarsi in lontananza. Richiama subito l'attenzione dei suoi due compagni che non possono far altro che confermare la presenza della luce. Sembra non essere di particolare intensità, tuttavia rimane facilmente visibile pur stando ad una discreta distanza difficilmente stimabile.
Cristiano impugna il registratore audio e si dirige lungo il sentiero in direzione della luce.
Dal Campo Base i suoi due compagni lo guidano illuminandolo con il forte faro in dotazione al gruppo. C ristiano ha fatto circa 50-60 metri quando improvvisamente non vede più la fonte luminosa.
Chiede indicazioni ai compagni che gli dicono di continuare distintamente a vedere quella luce. Cristiano invece, ora che deve trovarsi a non più di 25-30 metri dalla sorgente luminosa, non vede più nulla.
Decide dunque di tornare indietro. Ed è qui che si accorge di altre luci fisse simili a quella che emergono dalla vegetazione tutta intorno al sentiero.
Una sorta di inquietudine coglie il gruppo quando Cristiano rivela ciò che ha visto. Di cosa si tratta?
I tre decidono di impugnare tutta la strumentazione trasportabile e dirigersi verso le luci.
Giungono a metà strada tra il Campo Base e la prima luce osservata, quando la strumentazione ha un leggero "sussulto": il contatore geyger russo sale dai 19 mR/h ai 24 mR/h, il rilevatore di campi elettromagnetici rileva delle leggere attività.
I tre si fermano in quel punto del sentiero colti da una leggittima curiosità e raccolgono tutti i dati strumentali; pochi secondi dopo gli strumenti tornano nella calma totale.
Si decide di proseguire verso le luci, i tre sono di nuovo vicini ad una di esse e fanno fatica a non farsela di nuovo sparire sotto gli occhi. Finalmente arrivano vicinissimi per capirne la natura.
Trattasi di rocce segnate con strisce di vernice rossa e bianca che, se colpita nella giusta angolazione dalla luce lunare, produce un effetto simile alla fluorescenza. I tre si accorgono che lungo il sentiero ed anche in mezzo alla macchia ci sono diverse rocce che producono questo effetto e in effetti sono tutte verniciate come la prima.
Bastano delle variazioni di pochi minuti per far sì che alcuni di questi massi si "accendano" e altri si "spengano". E' sufficiente che la Luna cambi leggermente la sua posizione per far sì che l'angolazione di incidenza della sua luce dia vita a rocce fino a quel momento invisibili.
I componenti del gruppo fanno ritorno verso il Campo Base. Si commenta la cosa e si cerca ora di dare un senso alle anomalie strumentali che si sono avute in quei brevi secondi lungo il sentiero.

Al momento dell'allestimento del Campo Base, una delle prime cose che venne fatta fu controllare che gli strumenti non si influenzassero gli uni con gli altri. Tuttavia non erano stati tenuti in considerazione il registratore audio e la telecamera. In effetti ci si accorge che il rilevatore di campi elettromagnetici risente vistosamente della presenza di due sole strumentazioni qualora queste si trovino a suo stretto contatto:
la telecamera e il registratore audio. Viene esclusa subito la prima perché troppo distante dal rilevatore al momento della registrazione delle anomalie. Non è possibile dire la stessa cosa per il registratore audio che, in effetti, in alcuni momenti poteva essere stato piuttosto vicino al rilevatore.
Che possa essere stata questa la causa unica dell'anomalia?
E il contatore geyger?
Tutto sommato si tiene conto che la variazione nei valori c'è effettivamente stata, ma pure che è davvero di scarsa entità. Uno spostamento dei valori da 19 mR/h a 24 mR/h potrebbe essere giustificato in molti modi.
Ad esempio l'aver spostato lo strumento dopo che per diverse ore era stato immobile potrebbe aver leggermente falsato i valori registrati?
Va ricordato che si sta parlando di una variazione di valori veramente minima in fin dei conti.
Tutto torna nella normalità e poco dopo le 23.50 l'osservazione viene dichiarata conclusa, viene smontato il Campo Base e i tre vanno a dormire nell'albergo del paese.

La mattina seguente, fatta colazione, il gruppo comincia la sua attività intervistando la moglie del titolare dell'albergo. E' una ragazza sui 28-30 anni che racconta senza problemi quello che sa a proposito delle luci e tutto il resto. Dice di non aver visto nulla lei, ma che suo marito è un testimone oculare.
I tre parlano con il marito, nonché titolare dell'albergo, Giancarlo Furno. Persona disponibile sui 32-33 anni che racconta dettagliatamente di vari avvistamenti e primo tra tutti il suo.
Stava nella sua camera da letto che dispone di ottima visuale proprio in direzione della cava di gesso dove avvengono la maggior parte degli avvistamenti e dove il gruppo CISU aveva fatto l'osservazione la notte precedente.
Improvvisamente il sig. Furno nota una palla di luce alzarsi dalla parete del monte a ridosso della cava, la sfera si alza in cielo e si muove mostrando grande instabilità, sta per aria diversi secondi e poi sfreccia via sopra la vallata scomparendo dietro un altro monte.
L'intero avvistamento dura tra i 15 e i 20 secondi e avendo come riferimenti le strutture morfologiche del monte dietro il quale era sbucata la luce si ritiene che avesse un diametro di circa 20 metri.
Il sig. Furno racconta pure di una coppia di anziani che avrebbe visto una luce simile sfrecciare in piena notte sul paese. Affacciatosi alla finestra i coniugi avrebbero pure notato che l'illuminazione delle strade in quel momento era venuta meno.
I tre componenti del CISU notano che anche il sig. Furno, come Marco Peruzzi, non è molto propenso a sbilanciarsi a proposito dell'avvistamento diurno del 15-16 Giugno.
Preferisce parlare delle luci. Viene stabilito un contatto con reciproco scambio di e-mail finalizzato ad un aggiornamento immediato in caso di nuovi avvistamenti o novità rilevanti.

Ora il gruppo si reca di nuovo alla cava dove aveva allestito il Campo Base. Si scattano alcune fotografie accompagnate da riprese filmate. Si nota un qualcosa di brillante su un costone dell'Alpe di Succiso (2017mt.) che sorge imponente sullo sfondo dell'intero scenario.
Sembra chiaramente essere un qualcosa che riflette la luce del Sole.
Di qualunque cosa si tratti risulta praticamente impossibile comprenderne la reale natura a causa dell'enorme distanza che li divide da quella luce, tanto che nemmeno il binocolo riesce a darle una forma. Il gruppo comunque ora decide di procedere verso la parete del monte osservato e fotografato la notte precedente.
Oltrepassa un piccolo ruscello quasi in secca e arriva fin sotto il costone del monte. La zona appare ricchissima di pietre di quarzo nero e bianco capaci di splendidi riflessi alla luce del Sole.
E se anche il costone del monte avesse rocce di quarzo particolarmente sporgenti e capaci di "magici" riflessi alla luce della Luna e delle stelle? Vengono raccolti dei campioni. E vengono notati, lungo il sentiero, diversi altri massi con verniciature rosse e bianche praticamente uguali a quelle osservate la notte precedente.

Sicuramente quelle pennellate di vernice sono dei chiari punti di riferimento. Illuminandosi di notte permettono un orientamento migliore andando ad individuare il sentiero e alcune zone circostanti.
Ma se ve ne fossero anche sul costone del monte? Che effetto produrrebbero di notte?

Nel frattempo sopraggiunge un abitante del posto e il gruppo decide di fermarlo per fargli alcune domande.
La persona è un uomo sulla cinquantina, molto disponibile a raccontarci quel che sa della vicenda.
Personalmente dice di non aver visto mai niente, ma sa che in paese hanno visto in molti, e spesso sono state viste luci e "lucette" da interi gruppi.
A proposito dell'oggetto diurno sigariforme sa quello che ha sentito e visto in tv e, a suo dire, praticamente la metà degli abitanti di Sassalbo vide l' "UFO".
A proposito delle piccole lucine, invece, racconta che sopra quel monte, secondo leggende popolari, esistono gli spiriti dei morti. Lo dice quasi ridendo naturalmente, però ricorda benissimo che da ragazzino a lui e ai suoi coetanei veniva detto di non andare nei pressi del monte, specie di notte, "perché là ci sono gli spiriti", almeno è questa la spiegazione che da sempre viene data alla presenza di queste "lucette".

Dai racconti dei vari testimoni ed abitanti del luogo con cui si è parlato emerge che la visione di luci nella zona non è un fatto nuovo, se ne trova infatti traccia nella memoria storica degli anziani, e che questi fenomeni non hanno mai suscitato particolare scalpore nè tantomeno sono mai arrivati all'attenzione dei mass-media.

In tarda mattinata il gruppo del CISU decide di salire in macchina e recarsi al Passo del Cerreto (1261mt), località distante pochi chilometri da Sassalbo che però sorge molto più vicino ai piedi del Monte Alto (1904 mt).
I tre stanno risalendo i numerosi tornanti che li condurranno al Passo del Cerreto, quando decidono di accostare la macchina. L'Ospedalaccio Ora possono osservare l'intero paese visto dall'alto e in lontananza entra nella visuale anche tutto il costone della cava di gesso e dietro, più in alto, ecco la famosissima località denominata Ospedalaccio, divenuta nota perché scenario dell'avvistamento diurno dell'oggetto tubulare del 15-16 Giugno scorso.
Ancora più in lontananza ecco stagliarsi l'imponente Monte Alto.
Anche qui sono state avvistate sfere luminose. Osservando il tutto da lassù ci si dice che l'oggetto tubulare diurno doveva essere per forza visibile da quel punto.
L'oggetto, a detta dei testimoni, sarebbe rimasto lì per un pomeriggio, la notte e tutta la mattina successiva.
Inoltre quella è una strada di passaggio molto frequentata. Ci si chiede come sia possibile che in quei due giorni quell'oggetto non sia stato osservato dalle centinaia di persone che passano di lì.
Le dimensioni dell'oggetto e l'ottima visuale avrebbero infatti dovuto rendere quell'oggetto talmente vistoso a chiunque da non poter passare in alcun modo inosservato.
La notizia di uno strano oggetto che stazionava sulla località Ospedalaccio circolava per tutto il paese già dalla sera del 15 Giugno. Come mai tutto il paese o quasi non si era mobilitato nella mattinata del giorno 16 Giugno per andare a dare uno sguardo? Non fosse altro per pura casualità. E nessuno aveva avuto la brillante idea di scattare almeno una foto?

Fatte queste osservazioni, il gruppo finalmente raggiunge il Passo del Cerreto. Qui c'è una visuale splendida.
Su questo belvedere sorge un ristorantino molto grazioso e alcune casette tipiche di montagna. Dinnanzi, dall'altra parte della vallata, ecco il maestoso Monte Alto e l' Alpe di Succiso.
Una persona del ristorante ci racconta della foto scattata durante una festa e che mostra, dietro la folla, sullo sfondo, una luce stagliarsi nel cielo. Naturalmente anche qui sanno tutto della vicenda Sassalbo.
Intanto mentre il gruppo scatta delle foto ecco ricomparire in modo evidente lo stesso bagliore visto anche prima dalla cava di gesso. Stavolta il binocolo è di maggior aiuto.
La distanza è inferiore e col binocolo si nota distintamente un oggetto tubulare tendente al bianco che riflette vistosamente la luce del Sole. Questo oggetto è chiaramente coricato sul costone alto del monte e sta lì immobile.
Per alcuni minuti tra i componenti del gruppo sorge il sospetto che possa essere stato quell'oggetto la causa dell'avvistamento di Giugno. Magari può essere un pallone sigariforme che col vento è stato scagliato contro il monte, afflosciandosi e rimanendo così sulla sua parete. Tuttavia è la stessa persona che aveva raccontato della luce comparsa nella foto fatta durante la festa a smontare l'ipotesi appena formulata.
In cima al Monte Alto sorgeva una maestosa croce bianca eretta anni addietro in ricordo di alcuni alpinisti là morti. Quella stessa mattina degli addetti della forestale erano saliti in cima e l'avevano abbattuta.
Il tronco centrale della croce gli era precipitata giù per il costone.
E infatti poco dopo col binocolo si notò distintamente la presenza di uomini che presumibilmente stavano valutando quale potesse essere la maniera migliore di recuperarla.

I tre decidono di pranzare là, al ristorantino. Subito dopo imboccano il sentiero che dopo venti minuti di strada fatta a piedi li conduce alla località Ospedalaccio. Sopra i suoi verdi prati sarebbe stato per due giorni l'oggetto tubulare, e sopra questi prati sarebbero state viste anche numerose sfere luminose.
Panorama dall'Ospedalaccio Tra le altre cose, da qui si può osservare, in lontananza e dall'alto, tutto il costone della cava di gesso teatro del'avvistamento di "lucette".
Ecco perché diversi gruppi decidono di venire qua a fare osservazione in alternativa alla cava.
Fatte altre foto e raccolti dati strumentali (con risultati sempre nella norma), il gruppo fa ritorno alla macchina.



Si conclude così il primo approccio con Sassalbo e i suoi misteri.
Naturalmente, qualora i fenomeni dovessero proseguire nel tempo, sarà necessario ritornare altre volte sul posto, magari disponendo di più tempo e maggior mezzi.

Per quanto riguarda le fotografie scattate durante la notte i rullini si sono rivelati NON impressionati, l'ipotesi più probabile è che ci sia stato un banale errore di inserimento del rullino stesso. Mentre ciò sarebbe stato difficilmente rilevabile con la "Nikon EM" manuale, non si capisce perché la macchina automatica (Nikon F70), non abbia mai dato segnali che potessero far pensare ad un simile problema.

Delle foto diurne una, in particolare, presenta un'anomalia: un punto luminoso ritratto sopra la zona dell'ospedalaccio, non rilevata al momento dello scatto.
La foto dell'ufo
Aggiornamento: analisi approfondite hanno rivelato che l'anomalia è frutto di un difetto presente sul negativo

 


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